tr*ia in dino compagni

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Testo: tr*ia in dino compagni
di teseo2347

Francesco Chiappinelli
TROIA IN DINO COMPAGNI

Dino Compagni (1260-1324 circa), fiorentino, contemporaneo di Dante e come lui guelfo bianco, si schierò contro i nobili a sostegno di Giano della Bella e fu gonfaloniere di giustizia. Caduto Giano nel 1295, lasciò la vita politica rientrandovi nel 1300 al fianco dei Cerchi, contro i Neri e la famiglia Donati.
Come Dante, promosse l'esilio dei capi delle due parti per ottenere la pacificazione della città. All'arrivo di Carlo di Valois, pur scampando all'esilio fu costretto a ritirarsi definitivamente dalla politica.

L’opera sua più nota è la Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, che partendo dalla Genesi giunge al 1348 (gli eventi successivi alla sua morte furono raccontati dai suoi parenti Matteo e Filippo). Al centro del suo interesse è Firenze, l’antica Fiesole, le cui origini vengono fantasiosamente legate al mito troiano. E quelle che qui riportiamo sono proprio le pagine troiane, probabilmente legate alla Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne, pubblicata nel 1287 e che con il secondo libro dell’Eneide virgiliana fu la vera fonte di conoscenza di quegli eventi, non essendo disponibile Omero prima della rivoluzione umanistica succeduta alla caduta di Costantinopoli del 1453. Particolarmente importante è il capitolo XIV, che contiene i riferimenti al tradimento di Antenore ed Enea, e a Darete, qui deformato in Dario, considerato fonte contemporanea agli eventi e perciò più credibile di Omero.

Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi (Libro I, passim)
VI Come il re Attalante, nato di quinto grado di Giaffet figliuolo di Noè, prima venne in Europia.
Intra gli altri principali, e che prima arrivasse in questo nostro paese d’Italia, partendosi dalla confusione della torre Babel, fu Attalante, overo Attalo, il quale fu figliuolo di Tagran, o Targoman, che fu figliuolo di Tirras, il quale fu figliuolo di Gomer che fu figliuolo primo di Giaffet. Altri dottori iscrissono che questo Attalo fu de’ discendenti di Can, il secondo figliuolo di Noè, in questo modo: che Can ingenerò Cus, e Cus ingenerò Nembrot il gigante, onde è fatta menzione; Nembrot ingenerò Cres, che fu il primo re e abitatore dell’isola di Creti, che per suo nome così fu nominata; Cres ingenerò Cielo, e Cielo ingenerò Saturno, e Saturno generò Iove e Attalo. Di questa nazione furono i re di Grecia, e di Latini, ma non però il detto Attalante, overo Attalo; anzi troviamo che di Saturno nacque Iove, come dice dinanzi, e Tantalo: e quello Iove re di Creti cacciò Saturno suo padre del regno, e venne bene Saturno in Italia, e fece la città di Sutri, detta Saturna, e di lui discesono poi i re di Latini, come innanzi farà menzione. Ma il detto Tantalo fu re in Grecia, e troviamo ch’ebbe grande guerra con Troio re di Troia, e uccise Ganimedes figliuolo di Troio. Ma l’errore dello scrittore fu di Tantalo ad Attalo; ma la vera progenie fu da Attalo, detto Attalante, come dicemmo dinanzi.

VII Come il re Attalante prima edificò la città di Fiesole.
Questo Attalante ebbe una moglie ch’ebbe nome Eletra. Questa Eletra moglie d’Attalo fu figliuola d’uno altro Attalante re, il quale fu de’ discendenti di Can, secondo figliuolo di Noè. Quello Attalante abitò in Africa giù nel ponente, quasi di contro a la Spagna; e per lui nominiamo prima il grande monte ch’è là Monte Attalante, che si dice ch’è sì alto che quasi pare tocchi il cielo, onde i poeti in loro versi feciono favole che quello Attalante sostenea il cielo; e ciò fu che fu grande astrolago. E sue VII figliuole si convertiro nelle VII stelle del Tauro, che volgarmente chiamiamo Galulle. L’una di quelle VII sue figliuole fu la sopradetta Eletra moglie d’Attalante re di Fiesole, il quale Attalante con Eletra sua moglie, con molti che ’l seguiro, per agurio e consiglio d’Appollino suo astrolago e maestro, arivò in Italia nel paese di Toscana, il quale era tutto disabitato di gente umana. E cercando per astronomia tutti i confini d’Europia, per lo più sano e meglio asituato luogo che eleggere si potesse per lui, sì si puose in sul monte di Fiesole, il quale gli parve forte per sito e bene posto. E in su quello poggio cominciò e edeficò la città di Fiesole, per consiglio del detto Appollino, il quale trovò per arte di stronomia che Fiesole era nel migliore luogo e più sano che fosse nella detta terza parte del mondo detta Europia; imperò ch’egli è quasi nel mezzo intra’ due mari che acerchiano Italia, cioè il mare di Roma e di Pisa che•lla Scrittura chiama Mittaterrena, il mare overo seno Adriatico, che oggi s’appella il golfo di Vinegia. E per cagione de’ detti mari e per le montagne che vi sono intorno vi regnano i migliori venti e più sani e purificati che in altra parte, e ancora per le stelle che signoreggiano sopra quello luogo. E la detta città fu fondata sotto ascendente di tale segno e pianeta che dà allegrezza e fortezza a tutti gli abitanti più che in altra parte d’Europia; e come più si sale alla sommità del monte, tanto è più sano e migliore. E nella detta cittade ebbe uno bagno, il quale era chiamato bagno reale, che sanava molte infermitadi; e nella detta cittade venia per maraviglioso condotto delle montagne di sopra a Fiesole acque di fontane finissime e sane, onde la città avea grande abondanza. E fece Attalante murare la detta città di fortissime mura, e di maravigliose pietre e grossezza, e con grandi e forti torri, e una rocca in sulla sommità del monte di grandissima bellezza e fortezza, ove abitava il detto re, sì come ancora si mostra e può vedere per le fondamenta delle dette mura, e per lo sito forte e sano. La detta città di Fiesole multiplicò e crebbe d’abitanti in poco tempo, sicché tutto il paese e molto di lungi a sé signoreggiava. E nota ch’ella fu la prima città edificata nella detta terza parte del mondo chiamata Europia, e però fu nominata Fia sola, cioè prima, sanza altra città abitata nella detta parte.

VIII Come Attalante ebbe tre figliuoli, Italo, e Dardano, e Siccano.
Attalante re di Fiesole, poi ch’ebbe fatta la detta città, ebbe di Eletra sua moglie tre figliuoli; il primo ebbe nome Italo, e per lo suo nome fu i•regno d’Italia nominato, e ne fu signore e re; il secondo figliuolo ebbe nome Dardano, il quale fu il primo cavaliere che cavalcasse cavallo con sella e freno. Alcuni scrissono che Dardano fu figliuolo di Iove re di Creti e figliuolo di Saturno, come adietro è fatta menzione; ma non fu vero, però che Iove rimase in Grecia, e’ suoi discendenti ne furo re e signori, e sempre nemici de’ Troiani; ma Dardano venne d’Italia, e fu figliuolo d’Attalo, come la storia farà menzione. E Vergilio poeta il conferma nel suo libro dell’Eneidos, quando li Dei dissero ad Enea che cercasse il paese d’Italia, là ond’erano venuti i suoi anticessori ch’aveano edificata Troia, e così fu vero. Il terzo figliuolo d’Attalo ebbe nome Siccano, quasi in nostro volgare sezzaio, il quale ebbe una bellissima figliuola nomata Candanzia. Questo Siccano n’andò nell’isola di Cicilia, e funne il primo abitatore, e per lo suo nome fu prima l’isola chiamata Siccania, e per la varietà di volgari delli abitanti è oggi da•lloro chiamata Sicilia e da noi Italiani Cicilia. Questo Siccano edificò in Cicilia la città di Saragosa, e fecela capo del reame ond’elli fu re e’ suoi discendenti apresso per grandissimo tempo, come fanno menzione le storie di Ciciliani, e Virgilio nell’Eneida.

IX Come Italo e Dardano vennero a concordia a cui dovesse rimanere la città di Fiesole e il regno d’Italia.
Morto il re Attalante nella città di Fiesole, rimasero apresso di lui signori Italo e Dardano suoi figliuoli; e essendo ciascuno di loro signori di grande coraggio, e che ciascuno per sé era degno di signoreggiare il regno d’Italia, sì vennero tra•lloro in questa concordia, che dovessero andare con loro sacrificii a sacrificare il loro Idio alto Marti, il quale adoravano. E fatti i sacrificii, il domandarono quale di loro dovesse rimanere signore in Fiesole, e quale di loro dovesse andare a conquistare altri paesi e reami. Dal quale idolo ebbono risposto, o per commessione divina o per artificio diabolico, che Dardano dovesse andare a conquistare altre terre e paesi, e Italo dovesse rimanere in Fiesole e nel paese d’Italia. Al quale comandamento e risponso così aseguiro, che Italo rimase nella signoria; e di lui nacquero grandi signori che apresso di lui signoreggiaro non solamente la città di Fiesole e la provincia intorno, ma quasi tutta Italia, e molte città v’edificaro; e la detta città di Fiesole montò in grande potenzia e signoria, infino che•lla grande città di Roma nonn-ebbe stato e signoria. E con tutta la grande potenzia di Roma, sempre le fu la città di Fiesole nemica e ribella, infino che per gli Romani non fu disfatta, come innanzi farà menzione la vera storia. Lasceremo di più dire al presente di Fiesolani, ch’a luogo e tempo torneremo alla storia, e seguiremo come Dardano si partì di Fiesole, e fu il primo edificatore della grande città di Troia, e l’origine de’ re di Troiani, ed eziandio di Romani.
X Come Dardano arrivò in Frisia, e edificò la città di Dardania, che poi fu la grande Troia.
Dardano, com’ebbe comandamento dal risponso del loro Idio, si partì di Fiesole con Appollino maestro e astrolago del suo padre, e con Candanzia sua nipote, e con grande séguito di sua gente, e arrivò nelle parti d’Asia nella provincia che si chiamava Frigia, per lo nome di Friga di discendenti di Giaffet che prima ne fu abitatore; la quale provincia di Frigia si è di là da la Grecia, passate l’isole d’Arcipelago, in terra ferma, che oggi si signoreggia per li Turchi e si dice Turchia. In quello paese il detto Dardano per consiglio e arte del detto Apollino cominciò ad edificare, e fece una città in sulla riva del detto mare di Grecia, a la quale per lo suo nome puose nome Dardania, e ciò fu IIImCC anni dal cominciamento del secolo. E così fu Dardania chiamata mentre Dardano vivette, e eziandio i figliuoli.

XI Come Dardano ebbe uno figliuolo ch’ebbe nome Tritamo che fu padre di Troio, per lo quale la città di Troia fu così chiamata.
Il quale Dardano ebbe uno figliuolo ch’ebbe nome Tritamo: di Tritamo nacque Troio e Toraio; ma Troio fu il più savio e valoroso, e per la sua bontà fu signore e re de la detta città e del paese d’intorno, e con Tantalo re di Grecia, figliuolo che fu di Saturno re di Creti, onde facemmo menzione, ebbe grande guerra. E poi dopo la morte del detto Troio, per la bontà e senno e valentia che in lui era regnata, sì piacque al figliuolo e agli uomeni della sua città che per lo suo nome sempre la detta città fosse chiamata Troia; e a la principale e maestra porta de la città, per la memoria di Dardano, rimanesse il nome che avea prima la città, cioè Dardania.

XII De li re che furono in Troia; e come Troia fu la prima volta distrutta al tempo del re Laumedon.
Del sopradetto Troio, poi che fu morto, rimasono tre figliuoli; il primo ebbe nome Elion, il secondo Ansaraco, il terzo Ganimedes. Il detto Elion edificò in Troia la mastra fortezza e castello reale di magnifica opera, e per lo suo nome Elion fu chiamato. Del detto Elion nacque il re Laumedon, e Titonun che fu padre di Menone, overo Menelao, al cui tempo fu distrutta Troia la prima volta per lo possente Ercore, il quale fu figliuolo della reina Armene figliuola del re Laudan di Creti, e co•llui Iason figliuolo Anson e nepote del re Pelleus di Polopense, e lo re Talamone di Salamine. E ciò fu per cagione del detto re Laumedon, ch’aveva vietato il porto di Troia al detto Ercore e Iason, e fatta loro onta e villania, e volutoli prendere e uccidere, quando Iason andava a l’isola di Colco ov’era il montone col vello dell’oro, come raccontano i poeti; imperò che ’l detto Laumedon si tenea per nemico di Greci, per cagione che ’l re Tantalo avea morto Ganimedes suo zio e figliuolo di Troio, come innanzi faremo menzione. E per la detta antica guerra, allora rinnovellata, fu la prima distruzione di Troia. E per loro fu morto il detto re Laumedon e molta di sua gente, e distrussono e arsono la detta città di Troia. E ’l detto re Talamone, che al detto conquisto fu molto valoroso, rubò e prese Ansiona figliuola del detto re Laumedon, e menollasene in Grecia, e tennela per sua femmina, overo amica.

XIII Come il buono re Priamo reedificò la città di Troia.
Apresso la detta prima distruzione di Troia Priamo figliuolo del re Laumedon, il quale essendo giovane non era allora in Troia, tornò poi con aiuto d’amici, e rifece fare e ristorare di nuovo la detta città di Troia di maggiore sito, e grandezza, e fortezza che nonn-era stata dinanzi, e tutta la gente del paese d’intorno vi ricolse e fece abitare, sì che in piccolo tempo multiplicò e crebbe, e divenne delle maggiori e più possenti città del mondo; ché, secondo raccontano le storie, ella girava LXX de le nostre miglia con popolo innumerabile. Questo re Priamo ebbe della sua moglie Eccuba più figliuoli e figliuole: il primo ebbe nome Ettor, il quale fu valentissimo duca, e signore di grande prodezza e senno; l’altro ebbe nome Paris, e l’altro Deifebo, e Elenus, e ’l buono Troiolus; e IIII figliuole, Creusa moglie che fu d’Enea, e Cassandra, e Polisena, e Elionas, e più altri figliuoli di più altre donne, onde la storia di Troia di loro fa menzione, i quali tutti furono maravigliosi in prodezza d’arme. E apresso buon tempo, essendo la detta città in grande e possente stato, e il re Priamo e’ figliuoli in grande signoria, Paris e Troiolus suoi figliuoli, e Eneas suo nipote, e Pollidamas co•lloro compagnia, armarono XX navi, e con quelle navicando, arrivaro in Grecia per vendicare la morte e l’onta de•re Laumedon loro avolo, e la distruzione di Troia, e ruberia di Siona loro zia; e arrivaro ne•regno del re Menelao fratello del re Talamone ch’avea presa Siona, il quale Menelao avea per moglie Elena, la più bella donna che allora fosse al mondo, la quale era ita a una festa di sacrificii in su una loro isola; e veggendola Paris, incontanente innamorò di lei, e presela per forza, e uccisono e rubaro tutti quegli ch’erano a la detta festa e in su quella isola, e tornarsi a Troia. E per molti si dice che la detta reina Elena fu rubata in su l’isola che oggi è chiamata Ischia, e la terra del re Menelao era Baia e Pozzuolo, e ’l paese d’intorno ove è oggi Napoli e Terra detta di Lavoro, che in quegli tempi era abitata da’ Greci e detta la Grande Grecia. Ma per quello che troviamo per le vere storie, quella isola ove fu presa Elena fu Citerea, che oggi si chiama il Citri, la quale è in Romania incontro a Malvagia nel paese d’Accaia detto oggi la Morea; e la detta Elena fu serocchia di Castor e di Polluce onde i poeti fanno versi.

XIV Come Troia fu distrutta per gli Greci.
Per la detta ruberia di Elena il re Menelao co•re Talamone e col re Agamenone suo fratello, ch’allora era re di Cicilia, con più altri re e signori di Grecia e di più altri paesi, fecero lega e congiura di distruggere Troia, e raunarono M navi con grandissima moltitudine di genti d’arme a cavallo e a piè, e con esse arrivaro e puosono assedio a la grande città di Troia. Al quale assedio stettero per tempo di X anni, VI mesi, e XV dì; e dopo molte aspre e diverse battaglie, e uccisione e tagliamento di gente dall’una parte e dall’altra, e ’l buono Ettor con più de’ figliuoli del re Priamo furono morti in battaglia. La detta città di Troia per tradimento fu presa da’ Greci, e di notte v’entraro e rubarla, e misero a fuoco e fiamma, e il detto re Priamo uccisero, e quasi tutta sua famiglia, e di cittadini in grande quantità, sì che pochi ne scamparo. De la quale distruzione Omero poeta, e Virgilio, e Ovidio, e Dario, e più altri savi (chi gli vorrà cercare) ne fecero compiutamente menzione in versi e in prosa; e ciò fu anni CCCCXXX anzi che si cominciasse Roma, e IIIImCCLXV anni dal cominciamento del mondo, e nel tempo che Abdon era iudice del popolo Israel. Di questa distruzione di Troia seguì quasi a tutto il mondo grandi mutazioni, e molti principi di reami usciro delli scampati Troiani, siccome innanzi faremo menzione.

XV Come i Greci che essi partirono dall’asedio di Troia quasi tutti arrivarono male.
Distrutta Troia, i Greci che si partiro dall’asedio, la maggiore parte, arrivaro male, chi per fortuna di mare, e chi per discordie e guerre tra•lloro. Lasceremo ora di ciò, e diremo di Troiani che scamparo di Troia come arrivaro, acciò che seguiamo nostra storia, mostrando l’origine di cominciamenti di Romani e poi di noi Fiorentini, come dinanzi promettemmo di narrare.

XVI Come Elenus figliuolo del re Priamo co’ figliuoli d’Ettor si partì di Troia.
Intra gli altri che scamparo e si partiro di Troia fu Elenus figliuolo del re Priamo, che non era uomo d’arme, e con Eccuba sua madre, e Cassandra sua serocchia, e con Andromaca moglie che fu di Ettor, e con due figliuoli d’Ettor piccoli garzoni, e con più genti che gli seguiro, arrivaro in Grecia nel paese di Macedonia, e quivi ricevuti da’ Greci popolaro il paese e fecero città; che Pirro figliuolo d’Acchille signore del paese prese per moglie Andromaca, moglie che fu d’Ettor di Troia, e di loro usciro poi grandi re e signori.

XVII Come Antinoro e Priamo il giovane partiti di Troia, edificaro la città di Vinegia, e quella di Padova.
Un’altra gente si partì de la detta distruzione: ciò fu Antinoro che fu uno de’ maggiori signori di Troia e fu fratello di Priamo e figliuolo del re Laumedon, il quale fu incolpato molto del tradimento di Troia, e Eneas il sentì, secondo che scrive Dario; ma Virgilio al tutto di ciò lo scolpa. Questo Antinoro con Priamo il giovane, figliuolo del re Priamo, ch’era piccolo fanciullo, e scampò della distruzione di Troia con grande séguito di genti, in numero di XIIm, e grande navilio per mare navicando, arrivaro nelle contrade ov’è oggi Vinegia grande città, e in quelle isolette d’intorno si puosero, acciò che fossero franchi e fuori d’ogni altra iurisdizione e signoria d’altra gente, e di quegli scogli furo gli primi abitatori; onde, crescendo poi, si fece la grande città di Vinegia, che prima ebbe nome Antinora per lo detto Antinoro. E poi il detto Antinoro si partì di là e venne ad abitare in terra ferma ove è oggi Padova la grande città, e elli ne fu il primo abitatore e edificatore; e Padova le puose nome perch’era infra paduli, e per lo fiume del Po che vi corre assai presso, che si chiamava Pado. Il detto Antinoro morì e rimase in Padova, e infino al presente nostro tempo si ritrovò il corpo e la sepoltura sua con lettere intagliate, che faceano testimonianza com’era il corpo d’Antinoro; e da’ Padovani fu rinnovata sua sepultura, e ancora oggi si vede in Padova.

…XX…torneremo adietro a la vera storia d’Enea di Troia, onde discesono gli re e poi gl’imperadori romani, tornando a nostra materia poi della edificazione di Firenze fatta per gli Romani.

XXI Com’Eneas si partì di Troia e arrivò a Cartagine in Africa.
Ancora si partì de la detta distruzione di Troia Eneas con Anchises suo padre e con Ascanio suo figliuolo nato di Creusa figliuola del grande re Priamo, con séguito di IIImCCC uomini de la migliore gente di Troia, e ricolsonsi in su XXII navi. Questo Enea fu della schiatta reale di Troiani in questo modo: che Ansaraco figliuolo di Troio e fratello d’Ilion, onde al cominciamento è fatta menzione, ingenerò Daphino, e Daphino ingenerò Anchises, e Anchises ingenerò Enea. Questo Enea fu signore di grande valore, savio, e di grande prodezza, e bellissimo del corpo. Quando si partì di Troia co’ suoi, con grande pianto, avendo perduta Creusa sua moglie a lo stormo de’ Greci, sì n’andò prima all’isola di..., e sacrificio fece ad Appollo Idio del sole, overo idolo, domandando consiglio e risponso in quale parte dovesse andare; dal quale ebbe risponso e comandamento che dovesse andare nel paese e terra d’Italia, là onde prima erano venuti a Troia Dardano e’ suoi anticessori, e dovesse intrare in Italia per lo porto, overo foce, del fiume d’Alba; e dissegli per lo detto risponso che dopo molte fatiche di mare e battaglie nella detta terra d’Italia avrebbe moglie e grande signoria, e della sua schiatta sarebbono possenti re imperadori, i quali farebbono grandissime e notabili cose. Udito ciò, Enea fu molto riconfortato per la buona risposta e promessa: incontanente si mise in mare con sue genti e navile, il quale navicando per più tempo ebbe di molte fortune, e arrivò in molti paesi, e prima nella contrada di Macedonia ove erano già Elenus, e la moglie, e ’l figliuolo d’Ettor; e dopo la dolorosa accoglienza per la ricordanza della ruina di Troia, si partiro. E navicando per diversi mari, ora innanzi, e ora adietro, o a traverso, come gente ignoranti del paese d’Italia, né grandi maestri né pedoti di mare non aveano co•lloro che gli guidasse, anzi navicavano quasi come la fortuna e’ venti del mare gli menava, sì arrivaro nell’isola di Cicilia, che’ poeti chiamano Trinacia, e dove è oggi la città di Trapali iscesono in terra; nel quale luogo Anchises suo padre per molta fatica e vecchiezza passò di questa vita, e nel detto luogo fu soppellito a•lloro maniera con grande solennità. E dopo il grande corrotto fatto per Enea del caro padre, di là si partirono per arrivare in Italia: e per grande fortuna di mare si dipartiro la detta conserva delle navi, e l’una tenne una via, e l’altra un’altra. E l’una delle dette navi con tutta la gente profondò in mare, l’altre arrivaro a li liti d’Africa, non sappiendo l’una dell’altra, là dove si facea la nobile città di Cartagine per la possente e bella reina Dido venuta là di Sidonia, che oggi si chiama Suri; la quale il detto Enea, e Ascanio suo figliuolo, e tutta sua gente delle XXI navi che a quello porto si ritrovaro la detta reina acolse con grande onore, e maggiormente perché la detta reina di grande amore fu presa di Enea incontanente che ’l vide, per modo che per lei vi dimorò Enea più tempo in tanto diletto, che non si ricordava del comandamento degli Dei che dovesse andare in Italia; e per sogno, overo visione, per gli detti Iddei gli fu comandato che più non dovesse dimorare in Africa. Per la qual cosa subitamente con sua gente e navilio si partì di Cartagine; e però la detta reina Dido per lo smaniante amore colla spada del detto Enea ella medesima sé uccise. E chi questa storia più pienamente vorrà trovare legga il primo e secondo libro dell’Eneida che fece il grande poeta Virgilio.

XXII Come Enea arrivò in Italia.
Partito Enea d’Africa, ancora capitò in Cicilia, là dove avea soppellito il padre Anchises, e in quello luogo fece l’anovale del padre con grandi giuochi e sacrificii, e ricevettono grande onore da Anceste allora re di Cicilia, per lo antico parentado di Troiani discendenti di Siccano di Fiesole. Poi si partì di Cicilia e arrivò in Italia nel golfo di Baia, che oggi si chiama Mare Morto, al capo di Miseno, assai presso dov’è oggi Napoli; ne la quale contrada avea boschi e selve grandissime, e per quelle andando Enea, per fatale guida della Sibilla Erittea menato fu a vedere l’inferno e le pene che vi sono, e poi il limbo; e secondo che racconta Virgilio nel VI libro dell’Eneida, vi trovò e conobbe l’ombre, overo imagini dell’anima del suo padre Anchises, e di Dido, e di più altre anime passate. E per lo detto suo padre gli fu mostrato, overo per visione notificato, tutti i suoi discendenti e loro signoria, e quelli che doveano fare la grande città di Roma. E dicesi per gli più che in quello luogo ove fu per la savia Sibilla menato fue per le diverse caverne di Monte Barbaro il quale è sopra Pozzuolo, che ancora al dì d’oggi sono maravigliose e paurose a riguardare; e altri avisano e stimano che per virtù divina o per arte magica ciò fosse mostrato ad Enea in visione di spirito, per significargli le grandi cose che doveano uscire e essere di suoi discendenti. Ma quale che si fosse, come uscì dello inferno, si partì; e intrato in nave, seguendo le piagge e la foce del fiume del Tevero detto Albola, entrò e arrivò, e disceso in terra, per agurio e per segni conobbe ch’era arrivato nel paese d’Italia, che dalli Iddii gli era promesso; e con grande festa e allegrezza fecero fine a le loro fatiche del navicare, e cominciaro a fare loro abitacoli e fortezze di fossi e di legname de le loro navi. E quello luogo fu poi la città d’Ostia; e quella fortezza feciono per tema de’ paesani, i quali per paura di loro, sì come gente straniera e da•lloro costumi salvaggia, e per nimici gli trattavano, e più battaglie ebbono co’ Troiani per cacciargli del paese, de le quali i Troiani di tutte furono vincitori.

XXIII Come il re Latino signoreggiava Italia, e come Enea ebbe la figliuola per moglie, e tutto il suo regno.
Signoreggiava in quello paese il regno (ond’era principale la città di Laurenzia che era presso dove è ora la città di Terracina, e ancora appare disfatta) il re Latino, il quale fu de’ discendenti de•re Saturno che venne di Creti, quando fu cacciato da Iove suo figliuolo, come dinanzi facemo menzione. E quello Saturno arrivò nel paese di Roma che allora signoreggiava Giano, uno de’ discendenti di Noè; ma la gente era allora molto grossa, e viveano, quasi come bestie, di frutta e di ghiande, e abitando in caverne. Quello Saturno, savio di scrittura e di costumi, per suo senno e consiglio adirizzò que’ popoli a vivere come gente umana, e fecegli lavorare terre e piantare vigne, e edificare case, e terre e città murare, e de la città di Sutri, detta Saturna, fu il primo edificatore, e per lui così ebbe nome; e fu in quella contrada per lo suo studio prima seminato grano, onde quegli del paese l’aveano per uno Idio; e Giano medesimo che n’era signore il fece compagno, e li diede parte nel regno. Questo Saturno regnò in Italia XXXIIII anni, e dopo lui regnò Picco suo figliuolo anni XXXI; e dopo Picco regnò Fauno suo figliuolo XXVIIII anni, e fu morto da’ suoi: di Fauno rimase Lavino e Latino. Quello Lavino edificò la città di Lavina; e poco regnò Lavino; e morto lui rimase il regno a Latino, il quale a la città di Lavina mutò il nome in Laurenzia, perché in su la mastra torre nacque uno grande albore d’alloro. Il detto Latino regnò XXXII anni, e fu molto savio, e molto amendò la lingua latina. Questo re Latino avea solamente una figliuola bellissima chiamata Lavina, la quale per la madre era promessa a uno re di Toscana ch’avea nome Turno della città d’Ardea, oggi chiamata Cortona. Toscana ebbe nome il paese e provincia, però che vi furono i primi sacrificatori a l’Idii con fummo d’uncenso, detto tuscio. Venuto Enea nel paese, richiese pace al detto re Latino, e che potesse abitare in esso; dal quale Latino fu ricevuto graziosamente, e non solamente datogli licenzia d’abitarvi, ma gli promise Lavina sua figliuola per moglie, però che per fatale comandamento dell’Iddei avea che•lla dovesse maritare a straniero, e non a uomo del paese. Per la quale cagione, e per avere il retaggio del re Latino, grandi battaglie ebbe da Enea e Turno, e que’ di Laurenzia per più tempo; il quale Turno uccise in battaglia il grande e forte gigante Pallas figliuolo di Menandro re di VII colli, ove è oggi Roma, il quale era venuto in aiuto a Enea; e morinne la vergine Cammilla per mano d’Enea, ch’era maravigliosa in arme. Alla fine il detto Enea vincitore dell’ultima battaglia, e morto di sua mano Turno, Lavina ebbe per moglie, la quale molto amava Enea, e Enea lei, e ebbe la metà del regno del re Latino. E dopo la morte del re Latino, che poco vivette poi, Enea ne fu al tutto signore, il quale dopo la morte del re Latino regnò III anni e morìo: il modo non si sa di certo. Queste istorie Virgilio poeta pienamente ne fa menzione nell’Eneidos; e nota che in ogni cittade ch’avesse rinomo o potenzia avea uno re, che a la comparazione de’ presenti nostri tempi era ciascuno re di piccolo essere e potenzia.

tr*ia in dino compagni testo di teseo2347
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